Commemorazioni

                       

« Balbo non meritava questa fine: era esuberante, irrequieto, amava la vita in ogni sua manifestazione.

Non aveva voluto la guerra e l'aveva osteggiata fino all'ultimo.

 Il ricordo di Balbo rimarrà a lungo tra gli italiani, perché era, soprattutto, un italiano con i grandi difetti e le grandi qualità della nostra razza. »

Galeazzo Ciano: diario, 29 giugno


 

                                      Vita di Balbo

                                                              di G.Bucciante (1940)

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                                                    l'articolo di G.P. Bertelli

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                                                       Balbo e la guerra                                                                        

                             

                                             la carcassa dell'SM79 di Balbo abbattuto sulla baia di Tobruk

                                    

                                                     

                                                        rarissima foto del monumento funebre sul luogo di caduta

 

                                                                              lo stesso luogo oggi.....

Italo Balbo (1896 – 1940)

Italo Balbo nacque a Quartesana, frazione del comune di Ferrara, il 6 giugno 1896. Figlio di Camillo Balbo e Malvina Zuffi, entrambi maestri elementari. Il padre era di origini piemontesi, mentre la madre era romagnola. In famiglia vigeva il rispetto assoluto per la monarchia e per il servizio militare.

Dopo la nascita, la famiglia Balbo si trasferisce da Quartesana a Ferrara, centro politico rilevante, percorso da fermenti di classe contadina e animato da idee socialiste.

Le ferventi dispute dialettiche tra monarchici e repubblicani si svolgevano al Caffè Milano

Anche il giovane Balbo partecipò attivamente alle discussioni politiche, che esercitarono un'influenza sulla sua posizione politica.

In famiglia i contrasti si accentuarono, poiché Balbo, di idee repubblicane, si scontrò con l'ideologia del padre. Nel 1911, appreso al Caffè Milano dell'iniziativa organizzata da Ricciotti Garibaldi per liberare l'Albania dal controllo turco, fuggì da casa e si aggregò alla spedizione militare. Non riuscì a partecipare alla spedizione, bloccato dalla polizia, avvisata dal padre.

Nel 1914, partecipò ad una manifestazione interventista a Milano, dove conobbe per caso Benito Mussolini. Balbo divenne guardia del corpo di Cesare Battisti durante i comizi da lui tenuti a favore dell'intervento in guerra.

Prima guerra mondiale
Durante la prima guerra mondiale prestò servizio nell'8º Reggimento Alpini.
Promosso sottotenente, il 16 ottobre 1917 lascia il battaglione perché destinato, su sua domanda, al Deposito Aeronautico di Torino per un corso di pilotaggio, la sua vera grande passione. Pochi giorni dopo, a causa dell'offensiva austro-tedesca, fu costretto a ritornare al fronte. Nel 1918, al comando del reparto d'assalto del Battaglione Pieve di Cadore, partecipa all'offensiva sul Monte Grappa, liberando la città di Feltre.

Per alti meriti militari si guadagnò una medaglia di bronzo e due di argento, raggiungendo il grado di capitano. Congedato nel 1920, incontra, nello stesso anno, la contessina Emanuella Florio (1901 - 1980) e se ne innamora, subito ricambiato. Lei è timida, gentile, riservata; sono due caratteri opposti (il diavolo e l'acqua santa, dicono gli amici di suo padre), ma si vogliono bene e nel 1924 si sposano. Per amore di Emanuela, si rimette a studiare ed a Firenze si laurea in scienze sociali, dopo aver malmenato un professore che parlava male dei reduci. Quindi tornò alla sua città natale per lavorare come impiegato di banca. 

Adesione al fascismo
Italo Balbo, 1929Dopo essere stato in gioventù di idee repubblicano-mazziniane nonché frequentatore della loggia massonica Gerolamo Savonarola di Ferrara, Balbo, dopo la guerra, aderì al fascismo e presto divenne segretario della federazione fascista ferrarese. Iniziò ad organizzare bande di squadristi e formò un suo gruppo soprannominato «Celibano», nome derivante dalla storpiatura ferrarese del suo drink preferito, il cherry-brandy conosciuto anche come Sangue Morlacco. Il gruppo poneva fine agli scioperi per conto dei proprietari terrieri locali attraverso spedizioni punitive che colpivano i comunisti i socialisti e le organizzazioni contadine di Portomaggiore, Ravenna, Modena e Bologna. Il gruppo una volta razziò il Castello Estense di Ferrara.

Nell'ottobre del 1922 fu uno dei «quadrumviri» della marcia su Roma, assieme ad Emilio De Bono, Cesare Maria De Vecchi e Michele Bianchi. Guidò in particolare la sanguinosa spedizione punitiva contro il quartiere di San Lorenzo che aveva tentato di respingere una colonna fascista.

Nel 1923 venne accusato di essere coinvolto nell'omicidio del parroco antifascista don Giovanni Minzoni, ad Argenta ma fu prosciolto da ogni accusa. Il processo venne ripetuto nel 1947 e la Corte di Assise di Ferrara escluse ogni sua responsabilità.

Nel 1924 divenne comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e sottosegretario all'economia nazionale nel 1925.

Il 30 agosto 1925, accompagna a Forlì il segretario del partito fascista Roberto Farinacci, per compiere un gesto di grande importanza propagandistica: la fondazione di Predappio Nuova, per celebrare il luogo di nascita del Duce.

6 novembre 1926 venne nominato segretario di Stato all'aviazione e si apprestò a organizzare la neocostituita Regia Aeronautica. Il 19 agosto 1928 divenne maresciallo delle Forze Aeree e il 12 settembre 1929, a soli trentatré anni, ministro dell'Aviazione (all'epoca era il più giovane ministro europeo).

I

                                                   

Camillo Balbo era un fervente patriota e quando Balbo dopo Caporetto diserto' e si rifugio' nella casa paterna venne preso a calci nel sedere dal padre che lo rispedi' al fronte.....

 

 

                                            S.E. BALBO con la moglie Emanuella e i figli Giuliana, Valeria e Paolo

                                                                                     Italo Balbo

“Il giorno 28 giugno 1940, volando sul cielo di Tobruk, durante un'azione di bombardamento nemica, l'apparecchio pilotato da Italo Balbo è precipitato in fiamme. Italo Balbo e i componenti dell'equipaggio sono periti. Le bandiere delle Forze Armate d'Italia s'inchinano in segno di omaggio e di alto onore alla memoria di Italo Balbo, volontario alpino della guerra mondiale, Quadrumviro della Rivoluzione, trasvolatore dell'Oceano, Maresciallo dell'Aria, caduto al posto di combattimento”

L'equipaggio era composto da Ottavio Frailich, Enrico Caretti, Lino Balbo, Claudio Brunelli, Nello Quilici, Gino Cappannini, Cino Florio e Giuseppe Berti. Il giorno successivo, un aereo britannico paracadutò sul campo italiano un biglietto di cordoglio a nome dell'esercito di Sua Maestà.

“Le forze britanniche esprimono il loro sincero compianto per la morte del Maresciallo dell'Aria Italo Balbo, un grande condottiero e un valoroso aviatore che conoscevo personalmente e che il fato pose in campo avversario… Air Officer-Commander-in-Chief British Royal Air Force… Sir Arthur Laymore”

                                        

                                            la lapide posta nel Sacrario di Tripoli

                                                           

Chicago: Colonna dedicata a Balbo                                                                         Orbetello: la tomba

                                                  

Orbetello 1933

 il generale Pricolo nel suo libro di memorie scrive: 
"...Pochi giorni dopo la morte di Balbo, il Maresciallo Longmore, Comandante in Capo di tutte le forze aeree inglesi del Medio Oriente, fece lanciare da un aereo, sull’aeroporto di El Aden (Tobruk), un messaggio, a sua firma, di cordoglio e di ammirazione per il valoroso comandante delle Crociere Atlantiche.
Il messaggio era contenuto in una scatola di latta legata da nastri tricolori.
Il comandante della 5ª Squadra, Generale Porro, il giorno dopo fece lanciare un messaggio di ringraziamento.
A sua volta Göring mi telefonò da Berlino per pregarmi vivamente di fargli avere un qualsiasi relitto dell’aereo di Balbo.
Gli feci spedire il volante, contorto e bruciacchiato del posto di pilotaggio del nostro valoroso Maresciallo.
Nessun capo militare italiano ha avuto tante testimonianze di stima."

                                                             

 

                                                                                     onoreficenze

 

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