Nuovi capitoli in "Le mille e una favola" e "Alla ricerca dei relitti perduti"

                                              

                                    I sette dimenticati d'Italia

 

Non lontano dall'aeroporto de Il Cairo -Almaza, si trova un monumento a sette caduti dell'aria, sconosciuto ai più.       ne riportiamo la storia:

                                                   

 

Nel 1935 l'Italia si preparava ad invadere l'Etiopia e nell'ambito dei preparativi il 9 giugno 1935 arrivò in Eritrea il primo trimotore S.81 (il nuovissimo bombardiere della Siai di Sesto Calende) che venne messo a disposizione dell'Alto Commissario De Bono. In mancanza di una regolare linea di volo civile tra l'Italia e l'Eritrea De Bono ordinò che l'aereo venisse destinato ai collegamenti tra Roma e l'Asmara.

 

Il 7 agosto 1935 alle 4.25 , l'S81 di ritorno da Roma era decollato dall'aeroporto di El Almaza (Cairo). Il velivolo aveva mantenuto contatto radio con Montecelio (Roma) e con l'Asmara fino alle 4.37 poi se ne era persa traccia. All'indomani un velivlo britannico aveva individuato i resti combusti dell'S.81 appena a 20 km dal campo di partenza. Nessun supestite. Morti il ministro dei lavori pubblici Luigi Razza, il barone Raimondo Franchetti, lo spericolato e noto esploratore della Dancalia (che a Treviso aveva la villa dove -dicono- Foscolo si ispirò per scrivere " I Sepolcri") il console della Milizia Minasi, il magg. pilota Raffaello Boetani e gli altri tre membri dell'equipaggio.

 Negli ambienti italiani si pensò subito ad un sabotaggio per il quale non mancavano motivi. Franchetti stava rientrando all'Asmara dopo un incontro con Mussolini cui aveva esposto i piani per convincere l'Aussa, gli Azebò Galla ed i Raia Galla a ribellarsi all'Etiopia.

Le conclusioni della commissione d'inchiesta inviata in Egitto da Mussolini furono ambigue: " la causa diretta della catastrofe rimane nella più profonda oscurità". Però Valle informò riservatamente De Bono che: "nei riguardi della dolorosa sciagura del Cairo l'ipotesi che man mano si va facendo luce è quella del sabotaggio mediante il mesoclamento di sostanze esplosive agenti a 100° C nell'olio di lubrifiaczione fornito al Cairo, si è infatti verificata una simultanea esplosione dei tre motori nell'istante in cui toccavano terra. Il rottame più consistente è dato dalla testa di un cilindro: tutto il rimanente è scoppiato e proiettato a distanza."

 Comunque dal 1985, quando sono stati aperti gli Archivi Britannici relativi alle oprazioni condotte in Africa Orientale non è stata trovata alcuna prova documentale suffragante la tesi dell'attentato.

 

Tutto ciò è tratto da:  L'Aeronautica Italiana nelle guerre coloniali, Guerra Etiopica 1935-36, edito a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Aeronautica nel 1997 e scritto dall'ing. Ferdinando Pedriali.


da:http://dibattitomorsanese.blogspot.com/

 

Riemerge a Morsano la storia dell'incidente aereo del 1935 al Cairo e l'esploratore Raimondo Franchetti.

 
 

 

Discussione interessante ieri sera in bar. Un ingegnere di una importante multinazionale regionale, a sua volta cliente di un'azienda morsanese, ha spedito dall'Egitto la foto di una stele dedicata ad alcuni Italiani caduti lì, vicino al Cairo. La foto è stata scattata dopo che l'ingegnere aveva notato la stele, mentre transitava nei pressi della base aerea di Almaza.


 

Dalla foto è nata la discussione su quale sia la storia dietro questa stele a nord del Cairo con la scritta "Morti per l'Italia - 1935". Che ci facevano degli italiani al Cairo nel 1935, cioè in territorio di dominio Britannico in piena era fascista?

 

Così ne è nata una ricerca su un episodio dimenticato dai libri di storia ma che all'epoca fece molto scalpore. Si tratta infatti di un monumento che riguarda il luogo di morte del ministro ai lavori pubblici Luigi Razza, vittima di un incidente aereo sulla rotta verso l'Eritrea. Così ne diede la notizia il quotidiano Il Mattino, 9 agosto 1935 (il fatto accaddè il 7 agosto):

 

"Un trimotore italiano in volo verso l’Asmara, recante a bordo il Ministro italiano dei LL.PP. On. Luigi Razza, il suo segretario particolare dottor Minasi, l’africanista Franchetti, due piloti (un maggiore e un sottotenente) e un meccanico, per ragioni ancora ignote è precipitato in fiamme a circa un chilometro e mezzo dal Cairo. L’apparecchio, partito in condizioni normali, con tempo sereno aveva sostato, proveniente da Roma, per qualche tempo in Egitto"

 

Oltre al ministro, a bordo si trovava un notissimo esploratore, il barone Raimondo Franchetti. 

 


 

Franchetti era un personaggio che incarnava lo spirito dell'epoca. Appena diciottenne si imbarcò per gli Stati Uniti dove percorse le Montagne Rocciose e successivamente, dopo il servizio militare, si recò alla volta dell'Indocina. Nel 1911 documentò la rivoluzione in Cina e l'anno seguente visitò il Sudan. Nel 1915 combattè nel corpo delle automitragliatrici blindate. Nel primo dopoguerra incrementò la sua passione per l'Africa e dagli anni Venti si recò diverse volte nel continente nero da cui portò numerosi reperti di interesse naturalistico ed etnografico. Tra il 1928 e il 1929 esplorò la Dancalia da Est a Ovest, dalle coste dell'Eritrea fino all'acrocoro etiopico, da Assab a Mai Ceu, per poi ridiscendere nel deserto dancalo e ripercorrerlo, più a Sud dell'itinerario precedente, tornando poi alla costa. Questa fu lasua impresa più grandiosa per la quale fu ampiamente celebrato da regime fascista. Un resoconto del viaggio è Nella Dancalia Etiopica, pubblicato nel 1930. Franchetti era animato da alto senso di italianità ed offrì senza contropartita le sue attività allo stato italiano, pur non essendosi mai tesserato per il partito fascista. Da ricordare che Franchetti era ebreo. 


 

 

                                    

  Cimitero Militare Italiano di Otumlo (Massaua): Giorgio Barani a fianco della stele commemorativa del Barone Franchetti (con l’errato anno di nascita).

Sebbene l'incidente fece molta eco, probabilmente per ragioni di opportunità politica la commissione d'inchiesta istituita dal governo italiano dichiarò che non era possibile stabilire le cause dell'incidente. Tuttavia il sospetto che fosse opera di sabotatori inglesi rimase alto. In quel periodo Franchetti stava attivamente preparando le attività d'intelligence tra le tribù dell'Eritrea in previsione dell'invasione dell'Etiopia.


 

Questa la storia dietro la stele che ancora oggi si può osservare alle porte del Cairo

 


Roma 8 agosto 1935

Il giorno 6 corrente partiva da Roma l’apparecchio “S.81” destinato per usi civili nell’Africa Orientale.

Sull’apparecchio prendevano posto l’On. Razza e il suo segretario particolare dott. Minasi, nonché il barone Franchetti. Pilotavano l’apparecchio il magg. Boetani e il sottotenente Lavaggi; erano a bordo il motorista sergente maggiore Pirola e il marconista atlantico maresciallo Viotti. L’apparecchio, che aveva già al suo attivo circa 20.000 chilometri ed una precedente crociera Roma-Asmara-Roma, compiva regolarmente la prima tappa, giungendo al Cairo il pomeriggio del 6.

Il mattino successivo, alle 5,20 locali, l’apparecchio partiva in condizioni atmosferiche ottime per l’Asmara dopo aver pernottato nell’aeroporto civile di Almaza. Alle 5,31il marconista era in contatto con Montecelio ed Asmara e inviava il seguente telegramma circolare:

“Numero 1 prot. Partiti Cairo ore 5,20 diretti Massaua stop a bordo tutto bene stop”. Ciò certificava che tutto procedeva regolarmente. Dopo d’allora più nulla.

Iniziatesi, su richiesta immediata dell’autorità italiana, affannose ricerche da parte di apparecchi civili egiziani e militari britannici, nel pomeriggio d’oggi l’apparecchio è stato ritrovato sulla rotta Cairo-Asmara a circa 15 miglia di distanza dal Cairo. L’equipaggio e i passeggeri sono deceduti.

Il gen. Pellegrini, con tecnici del Genio Aeronautico, è partito in volo alla volta del Cairo per una inchiesta.

Stefani

 

 

16 Agosto 2008 / v06
 

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